Sant'Agostino (filosofo)
Sant'Agostino č anche un comune in Provincia di Ferrara.
Agostino - (o Augustinus Hipponensis, Augustino di Ippo) (Tagaste, Numidia, 13 novembre 354 - Ippona, 28 agosto 430) - Fu un santo, filosofo, vescovo e teologo; č riconosciuto come uno degli eminenti padri e dottori della Chiesa.
Scoperta la vocazione per la filosofia e, in particolare, per il pensiero dei neoplatonici, nel 383 si recò a Roma, dove insegnò retorica e, appunto, filosofia; l'anno successivo si trasferì a Milano per continuare l'insegnamento; č nel 385 grazie all'influenza di Sant'Ambrogio che avviene la sua conversione; diventa così catecumeno e la notte fra il 24 e il 25 aprile 386, vigilia di Pasqua, riceve il battesimo dalle mani del vescovo di Milano Ambrogio.
Diventato vescovo di Ippona (vicino all'antica Cartagine, odierna Tunisi) nel 395, dove fonderĂ un monastero, Agostino elaborò le sue dottrine sul peccato originale (istituendo fra il IV secolo e il V secolo il battesimo infantile nella chiesa cattolica), la grazia divina e la predestinazione. Teorico della pace come aspirazione universale degli uomini, combattč a lungo le dottrine eretiche dei donatisti e dei pelagiani. Morì nel 430, mentre Ippona era assediata dai Vandali.
Alle opere filosofiche appartengono tre dialoghi (contra academicos, de beata vita, de ordine) risalenti al periodo che precedette la conversione.
Le opere polemiche sono state scritte per combattere sette ed eresie.
Le opere morali comprendono scritti contro la menzogna e sul matrimonio, la verginitĂ il comportamento cristiano.
Il De Doctrina Christiana si occupa della predicazione, dell’interpretazione della Bibbia e dei rapporti fra retorica classica e retorica cristiana.
I sermoni sono caratterizzati dalla chiarezza dell'esposizione e dall'efficacia della nuova retorica, teorizzata nel De Doctrina Christiana.
Le sue opere maggiori sono "Le confessioni" (del 397), La cittĂ di Dio, scritta in ventidue volumi tra il 412 e il 426, che costituisce una vera e propria apologia del cristianesimo messo a confronto con la civiltĂ pagana, oltre a riflessioni sulla grandezza e l'immortalitĂ dell'anima.
Nella CittĂ di Dio Agostino, confuta la grande intellettualitĂ pagana per respingere la minaccia del neopaganesimo letterario e filosofico, basato sulla prestigiosa tradizione pagana. Ai conservatori il neoplatonismo offriva una visione religiosa del mondo in cui confluiva quella tradizione intellettuale che mancava al cristianesimo. Ogni punto dell'argomentazione di Agostino necessitava di esemplificazioni e di discussioni storiche, ma i lettori di Agostino erano abituati a pensare in termini di storia romana, quindi lo scrittore ricorre ad una minuziosa polemica contro fatti, personaggi, credenze, usi, cultura e religione di Roma. La Provvidenza divina guida gli eventi, la giustizia sociale non appartiene alla cittĂ terrena. Le due cittĂ che coesistono in ogni uomo sono destinate a separarsi. Nella societĂ umana deve emergere un gruppo di uomini consapevoli di essere diversi, "stranieri in patria". Tali uomini vivono temporaneamente nel mondo e devono staccarsi dalla contingenza per raggiungere la cittĂ di Dio. Di lĂ dalle apparenze Agostino vede due popoli, i fedeli e gli infedeli, però č ben consapevole che l'uomo, anche se cristiano, č realmente legato a questo mondo da vincoli che impongono doveri che devono essere accettati.
Agostino si č formato sui classici della tradizione greca e latina. In origine manicheo (contrapposizione bene–male), poi neoplatonico ed infine cristiano, Agostino č il piů originale dei pensatori cristiani latini, la sua prosa č chiara ed elegante e le sue teorie hanno dominato il medioevo. La riforma protestante ha trovato nelle sue opere la giustificazione delle proprie dottrine. Agostino ha scoperto la relativitĂ del tempo, che esiste solo in rapporto all'individuo (il passato non č piů, il futuro non č ancora: il tempo, secondo Agostino non č una realtĂ oggettiva, ma esiste solo nello spirito dell'uomo. Passato, presente e futuro sono, infatti, ricondotti a tre differenti aspetti di una medesima "estensione dell'anima": il presente del passato, ossia la memoria delle cose passate; il presente del presente, cioč l'intuizione delle cose presenti; il presente del futuro, ossia l'aspettazione delle cose future) le sue considerazioni su destino, grazia divina, peccato originale, libero arbitrio lo portano a rifiutare sia le posizioni rigidamente deterministiche, sia quelle che concedono eccessiva autonomia all'uomo. Pur essendo profondamente legato alla cultura classica, Agostino la pone in discussione nel De doctrina cristiana e, nonostante la raffinata cultura ricevuta, si sforza di usare uno stile comprensibile da tutti, non solo da una Ă©lite di studiosi, inoltre nel De Civitate Dei, ridimensiona il ruolo di Roma e dell'impero, ma in alcune epistole sollecita l'aiuto dello stato contro gli scismatici donatisti. Lo stile di Agostino presenta molte variazioni: č sostenuto negli scritti destinati ai lettori colti ed agli uomini di Chiesa, mentre č colloquiale nei Sermoni, dove cerca, con la ripetizione di nessi e termini (come Lucrezio) di facilitare la memorizzazione di alcuni concetti fondamentali. La prosa č spesso ritmica con rime ed assonanze e presuppone una lettura ad alta voce. Pu mantenendo la continuitĂ del discorso, i periodi sono a volte eccessivamente artificiosi ed inglobano numerosissime citazioni bibliche.
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Vita
Nacque con il nome di Aurelio Agostino da un modesto consigliere municipale e piccolo proprietario terriero di Tagaste, pagano, e da madre cristiana, Monica. Africano di nascita, ma romano di lingua e cultura, all'etĂ di diciassette anni fu mandato a Cartagine per studiare retorica. Qui visse per quindici anni in concubinaggio con una donna, dalla quale ebbe un figlio, Adeodato. Opere
Opere autobiografiche, filosofiche, apologetiche, dogmatiche, polemiche, morali, esegetiche, raccolte di lettere, raccolte di sermoni, opere poetiche (con metrica non classica, bensì accentuativa, per facilitare la memorizzazione da parte di persone incolte).Le Confessioni
Alle opere autobiografiche appartengono le Confessiones (titolo che non significa confessione dei peccati, bensì testimonianza resa a Dio). Le confessioni furono scritte fra il 397 ed il 400. I primi nove libri raccontano la vita di Agostino dalla nascita all'anno della morte della madre, nel decimo libro la biografia č sostituita da riflessioni filosofiche, gli ultimi tre libri commentano la Genesi. Il linguaggio č lirico e pieno di pathos. Agostino si sente continuamente minacciato dal peccato. Tale coscienza della precarietĂ della condizione umana č unica nella patristica, che, di solito, vede nella conversione il raggiungimento di una certezza. Le confessioni sono paradigmatiche delle novitĂ apportate dal Cristianesimo nei canoni letterari tradizionali. Il protagonista non č piů un personaggio eccezionale, bensì un comune peccatore, che per volontĂ di Dio trova la salvezza e gli avvenimenti non sono eccezionali o meravigliosi, ma lo diventano per l'interpretazione che l'autore ne dĂ traendone spunto per profonde riflessioni. Le Confessioni, oltre ad essere una delle poche autobiografie antiche, sono la prima autobiografia moderna intesa come biografia interiore (sono marginali i dati sui genitori, gli studi etc. e l'attenzione č focalizzata su quegli eventi che hanno influito sull'animo del protagonista). Il commento allegorico della Genesi sottolinea il rapporto fra uomo e Dio creatore.De Civitate Dei
Il De Civitate Dei č un'opera apologetica, pubblicata per gruppi di libri durante la stesura. Ciò ha provocato ripetizioni e qualche contraddizione. Dopo il sacco di Roma del 410, i cristiani furono accusati dai pagani di aver indebolito l'impero. Agostino confuta tale tesi ricordando gli errori del paganesimo e teorizzando l'esistenza di due cittĂ , quella terrena e quella di Dio, che coesistono in ogni uomo, ma solo la cittĂ di Dio č eterna. Non č ben chiaro, il rapporto fra Chiesa e cittĂ di Dio e quello fra cittĂ terrena e stato pagano–temporale, infatti a volte pare vi sia un'identificazione, altre volte pare che i ruoli siano distinti. Agostino concepisce la storia non piů come storia delle nazioni, bensì come storia dell'umanitĂ .